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Se non lavori, non devi mandare il tuo bambino all’asilo
Se non lavori, non devi mandare il tuo bambino all’asilo
Titolo provocatorio. Titolo assurdo. Titolo che non esprime il mio pensiero.
Ma accade. Accade che una mia amica mi chiami e mi racconti che si sente in colpa perché tutti le chiedono come mai manda suo figlio di un anno e mezzo al nido nonostante non abbia un lavoro.
Non parliamo di un bimbo di sei mesi. Ovvio.
Nei primi mesi di vita è auspicabile che i bambini siano a casa con la mamma o il papà, ma anche i nonni; ambiente più accogliente e protetto rispetto a un asilo nido. Ma dopo l’anno, figuriamoci a un anno e mezzo o due, i bambini cercano la compagnia e hanno bisogno di stimoli. Il nido (non baby parking) aiuta i bambini a sviluppare le capacità cognitive e anche motorie, grazie all’interazione con i coetanei e alle attività svolte.
Giulia ha iniziato il nido a un anno e mezzo, per esigenze lavorative, e anche per Chiara sarà così. Per Giulia, ho notato subito dei benefici rilevanti, non solo sul piano dell’apprendimento, ma anche sullo sviluppo delle relazioni, infatti Giulia è diventata molto più socievole e aperta. Infatti, gli psicologi affermano che la frequenza del nido rende i bambini meno timidi, che così acquistano sicurezza in sé stessi, e diventano più intraprendenti e tolleranti.
E poi le fantastiche puericultrici del nido di Giulia non solo erano molto preparate e competenti, ma anche dolcissime ma severe al punto giusto. Un equilibrio perfetto. Anche io ogni giorno, sentivo la nostalgia di Giulia appena sentivo un pianto o vedevo un bambino, mi sentivo in “colpa” quando uscivo di casa sempre di corsa al mattino, ero quasi “gelosa” delle attenzioni di Giulia che si era affezionata a quelle bravissime maestre e che con loro faceva scoperte e progressi. Fa parte del pacchetto.
Se non lavori, non devi mandare il tuo bambino all’asilo
Ma se una mamma che non lavora, ma che comunque se lo può permettere, decide di mandare il bambino all’asilo per un anno o due (prima della scuola dell’infanzia), dov’è la scelta sbagliata? Passi il voler giudicare sempre tutto e tutti, perché a volte sembra che sia lo sport nazionale preferito, ma etichettare una mamma per questo mi sembra davvero troppo. In Italia, il 15% dei bambini trova posto in un asilo nido; una percentuale bassa in un paese dove al momento l’unico welfare per le famiglie (più fortunate) sembrano essere i nonni: se non hai nonni vicini e disponili, fare un figlio è un po’ un azzardo.
Magari una mamma che non lavora, avrà anche il diritto di avere 3 ore libere per fare quello che meglio crede. E no, non può essere: se non lavori, devi stare a casa con i figli.
Ci sono mamme che, non per forza per scelta personale, decidono di restare a casa.
Ci sono mamme che sono “esaurite” perché devono pianificare ogni giorno una giornata con il proprio bambino di due anni che è casa.
Ci sono mamme che guardano in faccia il proprio figlio e lo vedono come il riflesso del loro “fallimento” e della loro rinuncia al lavoro e tanto altro.
Queste non sono mamme felici.
E poi, chi si può permettere di giudicare la scelta di una mamma che decide di iscrivere il figlio a un asilo nido qualificato per 3/4 ore ogni giorno?! Per questo, è una cattiva madre? Ama di meno suo figlio? Assolutamente no. Ma evidentemente qualcuno si è sentito in diritto di giudicare ed esprimere ad alta voce questo parere a una giovane mamma che per due anni non ha fatto altro che accudire suo figlio. Male, molto male.
In questi scatti, Giulia e Chiara giocano insieme in un mix&match di tessuti e stampe: tra tartan e stampa floreale, lana e eco fur, un mini me tra sorelle con due anime: una rock e un’altra più romantica e bon ton. Giulia in T-Love, con jeans e camicia scozzese e gilet in eco pelliccia in burgundy. Chiara ha un dolce e pratico completo di Baby Cross, con leggings in stampa floreale e maglione, sui toni del grigio e del rosa. E ora non vedo l’ora di scoprire la nuova collezione al Pitti bimbo 84!
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