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Compiti a casa: si o no?

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Amiche e conoscenti mi avevano fatto venire un’ansia indescrivibile.

Per mesi mi avevano descritto l’inizio della scuola primaria come la fine della tranquillità pomeridiana, di ore ed ore di compiti, di urla, di compiti impossibili che richiedono assolutamente il supporto dei genitori, di bambini svelti che si paralizzano ecc.

Vedrai, sarà un incubo.

I pomeriggi si trasformeranno in un match tra te e Giulia, in una quotidiana lotta per fare questi benedetti compiti.

Mi sembrava assurdo ma altrettanto realistico in quanto queste paure e situazioni mi venivano raccontate da mamme presenti, in gamba, lavoratrici e non solo, ben organizzate.

Ero preoccupata.

E  mi chiedevo: ma se io ho sempre fatto i compiti da sola perché oggi deve essere diverso?

Compiti a casa: si o no?

Bel dilemma.

Io dico SI.

Premesso che i compiti a casa sono un argomento molto dibattuto in Italia, anche nei moduli a tempo pieno, e che ci sono dei veri e propri movimenti che promuovono l’abolizione dei compiti a casa, la mia personale posizione sta nel mezzo, nel buonsenso, nell’assegnazione di una quantità ragionevole di compiti che servano per assimilare e fissare le nozioni spiegate in classe.

Infatti, i compiti sono utili perché, se fatti con metodo, sviluppano la capacità dei bambini di essere autonomi, di organizzarsi, di realizzare obiettivi; aiutano il bambino ad imparare a reagire alle frustrazioni, motivano il bambino ad andare avanti e a non mollare fino al raggiungimento della meta. Tutto questo però non lo fanno i compiti in automatico ma dipende dall’approccio ai compiti, che deve essere effettuato sotto la supervisione di un genitore che stimola il figlio a fare da solo.

E allora

 

Compiti a casa: si o no?

 

Vi parlo della mia esperienza.

In realtà, mi ritengo fortunata.

Perché gli insegnanti di Giulia lavorano proprio in questa direzione: spiegazione e gran parte del lavoro in classe, esercitazioni e brevi esercizi di lettura, verifica, scrittura creativa, memoria a casa. E io non posso che esserne felice.

Non solo.

 

Sin dal primo giorno di scuola, noi genitori abbiamo stabilito con Giulia una semplice ma chiara routine, da cui non si può prescindere: Giulia torna da scuola, si pranza e si rilassa, massimo dopo un’ora si inizia con i compiti. Giulia svolge i compiti nella sua camera, da sola, consultando il diario e si rivolge a noi genitori solo se ha qualche dubbio e diamo un’occhiata alla fine. Merenda e gioco alla fine dei compiti, nessuna pausa o altre attività ricreative possono infatti interrompere i compiti. Al termine, Giulia consulta il diario e prepara la zaino per il giorno dopo. Non ha mai impiegato più di 2 ore.

 

 

Zero stress, zero urla o rimproveri, nessuna tensione.

 

Assecondiamo i ritmi di Giulia, alimentando la sua curiosità e sete di conoscenza.

E se sbaglia? Io non mi sostituisco mai a Giulia, ma la lascio sbagliare o seguire quello che ha compreso e ricorda di scuola, in modo che si assuma le prime responsabilità. Non faccio mai i compiti al posto di Giulia, pur di fare tutto in modo perfetto, perché farebbe passare al bambino il messaggio: “non sei capace, non sei autonomo”.

Vogliamo questo?

I compiti non sono una punizione, ma un momento di apprendimento.

Quindi

Compiti a casa: si o no?

E se si rifiuta di fare i compiti, si distrae di continuo (devo bere, devo andare in bagno, ho fame, voglio giocare, voglio guardare i cartoni ecc.)?

Dietro ad un rifiuto o a continue distrazioni c’è sempre un perché ed è compito di noi genitori comprenderne le cause e lavorarci, con pazienza.

Giulia è felice di andare a scuola, ci va con il sorriso e torna ancora più felice. Ma non solo. Nel pomeriggio, è felice di fare i compiti e svolge tutto con leggerezza ed allegria. Si, è vero, non tutti i bambini sono uguali ma spesso siamo proprio noi genitori a complicare tutto. O no?

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