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Come affrontare l’inserimento al nido tra pianti e distacco
Ci risiamo. Dopo Giulia, tocca a Chiara.
La mia esperienza da mamma, come sempre, nessuna verità celeste, perché è questo che riporto sul mio blog.
L’inserimento al nido è sempre un momento delicato per ogni mamma ed io non sono diversa.
Ma devo ammettere che questo rientra tra quei momenti “leggermente diversi” tra primo e secondo figlio.
Infatti, mentre con Giulia ricordo una fitta allo stomaco mentre la sentivo piangere e disperarsi nei primi giorni di inserimento, con Chiara sono più rilassata. Niente lacrime, nessuna telefonata ansiosa.
Come affrontare l’inserimento al nido? Se piange? Quanto dura?
Il fattore più importante, a mio parere, è costituito dalla mia serenità relativamente a dove e con chi lascio la bambina: noi abbiamo scelto la stessa (eccellente) struttura di Giulia e quindi siamo ancora più tranquilli, avendo già avuto una precedente esperienza concreta. Perchè, ammettiamolo, con tutto quello che si sente, ma soprattutto si vede in televisione, siamo terrorizzati da quello che potrebbe succedere ai nostri figli. E più piccoli sono, peggio è, poiché non sono in grado di raccontarci nulla.
Altrettanto delicato è il distacco. Non mi riferisco al distacco per il bambino: Chiara ha pianto solo nei primi 2/3 giorni. Penso al dolore, al senso di vuoto, al distacco che avvertiamo noi mamme.
Quella sensazione di mancanza. Ti manca un “pezzo”, una parte di te. Un amore che è stato con te negli ultimi mesi, prima nella pancia e poi accanto a te.
Senso di colpa? No. Non poco, direi. Lasciare un figlio all’asilo perchè devo andare a lavoro oppure perché si sceglie di farlo stare in compagnia di altri bambini provoca un senso di frustrazione. Andrà meglio fra qualche settimana. Speriamo.
Come gestire il tutto con serenità? Come affrontare l’inserimento al nido?
Fondamentale, non trasmettere queste emozioni al bambino.
Chiara ha reagito in modo sereno ed entusiasta alla nuova avventura ma ci sono dei rituali che potete attuare per rendere il tutto più naturale possibile, magari cantando una determinata canzone nel tragitto casa-scuola, oppure donando al piccolo un “oggetto di transizione”. Poi, rispettiamo i tempi del bambino per l’inserimento, che deve essere graduale, e non diciamo bugie al bambino: meglio dire la verità, che andiamo a lavorare e che torneremo presto a prenderlo. Giorno dopo giorno, il piccolo capirà che non lo abbandoniamo, ma che torneremo.
Ma cosa fa la differenza?
La fiducia. La fiducia nelle educatrici a cui affidiamo nostro figlio. Se ci fidiamo ciecamente delle educatrici, il bambino respirerà questa fiducia e serenità. Ascoltate i racconti delle altre mamme, informatevi, restate durante l’inserimento nei primi 2/3 giorni, osservate. Tutto questo vi infonderà fiducia. Perché quelle educatrici saranno una parte fondamentale della vita di vostro figlio, delle guide preziose, dei fari luminosi. Il nido non è un parcheggio, dove lasciare i bambini seduti sul seggiolone o nel passeggino, ma un luogo di crescita, socializzazione ed apprendimento.
Io mi fido e questo mi fa sentire più tranquilla e meno in colpa, probabilmente.
Me lo ripeto. E lo ripeto ancora a me stessa, per convincermi. Funzionerà.
Chiara in passeggino ABC Design
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