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Quale sport scegliere per i bambini

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Non voglio andarci! Non mi piace! Mi sono scocciato!

In tante, mi avete scritto per chiedermi nei mesi passati consigli su come gestire un rifiuto di un bambino a praticare uno sport.

Cominciano uno sport e dopo un po’ non hanno più voglia di andarci.

Come comportarsi? Cosa fare?

Urlare? Insistere? Ricattare? Minacciare?

Nulla di tutto questo, secondo la mia esperienza.

Ci sono due strategie all’orizzonte: insistere o assecondare il volere del bambino?

Riflessioni. E paure…

Mollare e assecondare non vorrà mica dire accontentare i suoi capricci? E poi, capirà che lo accontento e continuerà a farlo?

Si e no.

A mio parere, è fondamentale comprendere le motivazioni di questo rifiuto, appurare che non sia un capriccio o un ricatto, e tenere in considerazione l’età del bambino e da quanto tempo pratica quello sport.

Se ha 4/5 anni è un conto, se ne ha 10/11 sicuramente ha un altro peso.

Nell’ultimo caso, sarebbe preferibile comprenderne le motivazioni e cercare di far scegliere uno sport da portare avanti durante l’anno; invece, nel primo caso, è meglio seguire i desideri del bambino, dimostrando però che siamo sempre noi genitori a decidere.

Se, per esempio, il rifiuto dello sport si manifesta all’improvviso, potrebbe attribuirsi al timore del saggio, della gara, perchè spesso siamo noi genitori a trasmettere ansia ai bambini, che hanno paura di deludere le nostre aspettative. Perché è tua figlia che vuole diventare la nuova Federica Pellegrini o sei tu che hai questo sogno per lei?

In fondo, è tua figlia che vuole diventare la nuova Carla Fracci o è il tuo sogno nel cassetto?

E ancora: è tuo figlio che vuole diventare il nuovo Alessandro Del Piero o sei tu che hai dovuto appendere tanti anni fa le scarpette al chiodo?

Chiediamocelo.

E ma abbiamo speso 150 euro per l’attrezzatura, 200 euro di abbonamento e ora che facciamo? Soldi sprecati?

Ora mi sente. Deve capire i sacrifici che abbiamo fatto noi genitori per lui e deve sentirsi in colpa, tanto da convincersi a continuare a fare nuoto.

E invece non è così.

Porterebbe un risultato nel breve periodo ma nel lungo periodo il bambino non sarebbe felice, ma angosciato, condizionato dai sensi di colpa.

E allora, come fare?

Danza? No. Pallavolo? No. Nuoto? No.

Forse calcio. O magari basket.

Parliamo ai bambini, ascoltiamoli, comprendiamo quale sport vorrebbero praticare.

Magari ne prova un altro, due, perché se non prova come fa a conoscere un altro sport?!

Giulia, per esempio, dopo 3 anni di nuoto ha deciso che voleva cambiare sport, perché una volta imparato a nuotare, era stufa, demotivata, aveva voglia di imparare qualcosa di nuovo e così ha iniziato karate da qualche settimana, con rinnovato entusiasmo ed allegria, che aveva perso ultimamente in piscina.

Inizialmente mi sono trovata spiazzata ma in effetti, non poteva aver trovato a 3 anni “lo sport della vita”, ammesso che ne possa esistere uno.

Cambiare sport per i bambini è molto indicato, perché, secondo gli esperti, consente loro di esplorare le proprie inclinazioni, ma soprattutto di sviluppare la propria capacità corporea con stimolazioni nuove e diverse, non incorrendo nella creazione di “stereotipi motori e mentali” .

Bambine= danza

Bambini= calcio

Perchè? Non è un’equazione, non deve essere per forza così. Può ma non deve.

E allora, come aiutare i bambini a scegliere lo sport giusto e se vogliono abbandonare?

Gestisci con l’ascolto e con empatia questi momenti di rottura con i figli.
Non rimproverare, non urlare, non punire o non ricattare tuo figlio.
Respira, conta fino a 10 (anche 20) e… non sputare fuoco!!! 😉
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