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Quando Riportare a Scuola I Bambini Che Sono Stati Male
Di chi è la colpa dei bambini ammalati mandati a scuola?
Diciamolo subito: in simili situazioni, parlare di colpe è esagerato, definiamole responsabilità, visto che ci sono diverse parti in causa.
Responsabilità dei genitori che mandano a scuola figli malati? O dell’assenza di tutela per queste situazioni nei rapporti di lavoro?
L’idea di scrivere questo articolo è scaturita da una situazione reale accaduta a una mia amica, pochi giorni fa: dopo aver accompagnato la figlia alla scuola dell’infanzia, mentre usciva, ha sentito una mamma che parlava al cellulare e diceva di aver comunque accompagnato la figlia di 3 anni a scuola, anche se al risveglio aveva 38 come temperatura e che le aveva somministrato la tachipirina, naturalmente non riferendo nulla alle maestre.
Non sappiamo se la mamma in questione sia una mamma lavoratrice o meno, se avesse a disposizione nonni o baby sitter, questo non importa. Spero che tutti siate d’accordo con me nell’affermare che il comportamento della mamma è assolutamente scorretto. A mio parere, vi è una mancanza totale di responsabilità e di rispetto, non solo nei confronti del bambino ma anche della comunità a cui appartiene. E se la bambina si dovesse sentir male? O avere una anomala reazione alla somministrazione di tachipirina? Per non parlare dell’epidemia che scatenerà la bambina, se si tratta di malattia virale o batterica.
Oggi il rientro in classe è rapido, troppo rapido: basta che passi la febbre per tornare fra i banchi, anche se si tossisce a ripetizione e il naso cola ancora. Succede perché la maggior parte delle famiglie non può permettersi di non andare al lavoro o di chiamare una babysitter per accudire un figlio malato. Però, non ci rendiamo conto che rimandare a scuola un bambino non ancora ben guarito significa esporlo a malattie ricorrenti. Giulia, per esempio, si ammala pochissimo: lo scorso anno scolastico, per esempio, ha fatto solo 3 giorni di assenza non avendo mai nè febbre o altro, eppure svolge regolarmente nuoto, esce, gioca all’aria aperta, però ricordo il primo anno di asilo nido e le malattie ricorrenti. La prima (e unica) volta che Giulia ha preso l’antibiotico è stato per placche alla gola, otite e ; il pediatra mi consigliò di tenere la piccola a casa per diverse settimane, durante e dopo la fine della somministrazione dell’antibiotico, anche se guarita da ogni sintomo, per tutelare la bambina stessa da facili ricadute. E così feci, con grande fatica per l’organizzazione familiare.
La febbre è significativa, ma l’assenza di questo sintomo non è il solo elemento da considerare per valutare se il bambino sia guarito e non possa più trasmettere la malattia ai compagni: se c’è ancora malessere, perché ad esempio la tosse è tanta, se c’è dolore, è sempre meglio aspettare per il rientro.
Pertanto di chi è la colpa dei bambini ammalati mandati a scuola?
Un’alternativa c’è sempre: se la mamma non può stare a casa dal lavoro, causa titolari molto severi o rischio licenziamento, esistono i papà, oppure se si lavora e non si hanno nonni disponibili, si può pagare una baby sitter. Purtroppo, però, mi capita di constatare che i bambini che vanno “mezzi ammalati” a scuola sono proprio quelli delle mamme non lavoratrici, che magari non li “sopportano” un giorno in più a casa. Pertanto, io rifletterei sulle reali motivazioni e responsabilità.
Un problema sociale, direi, più che scolastico. Esistono ferie, permessi non retribuiti e baby sitter, perché sulla salute dei bambini non si scherza. Credo sia un atto di responsabilità nei confronti dei nostri figli e di quelli degli altri.
In questo outfit per la scuola, Giulia indossa un outfit Boboli, con un caldissimo piumino, con imbottitura in pile, e stivaletti con strappo Pisamonas, che Giulia trova super comodi per la scuola, sia come chiusura che come calzata. Pisamonas, vi ricordo, che spedisce senza costi di spedizione e di reso e propone innumerevoli modelli di tendenza e low cost per i nostri bambini, con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Noi andiamo a scuola così!
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